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lunedì 14 gennaio 2013

Florida: Everglades National Park

Dunque il viaggio prosegue!
La cappa d'afa di Agosto del Sud delle Florida non ci molla per i primi giorni, ma questa terra è talmente stupefacente che anche boccheggiare ha il suo perchè.
La parte on the road del nostro scambio casa ha inizio con lo spettacolare attraversamento della Tampa Bay, percorrendo il Sunshine Skyway Bridge (I-275) che porta a Sud, in direzione Sarasota.
Sunshine Skyway Bridge
Il passaggio per Everglades City è tappa obbligata essendo, per noi che veniamo da Nord, l'inizio del percorso che permette di attraversare l'Everglades National Park.
Cosa offre questo antico villaggio di pescatori?!
Di fatto nulla, se non acque di uno splendido turchese e un'infilata di casette in stile caraibico, quasi a preannunciare l'atmosfera del profondo Sud che ci attende alla punta più estrema del nostro viaggio, della Florida, nonchè degli USA stessi!
Anche la City Hall e la chiesa della comunità si sono adeguate allo stile della zona, sfoggiando delle splendide architetture coloniali rivestite da candide doghe bianche.









Nei dintorni di Everglades City si trova anche il minuscolo villaggio (?! - di fatto noi non ne abbiamo vista l'ombra. Abitanti dichiarati dalle guide: n°4) di Ochopee. Peculiarità è la presenza del già citato ufficio postale più piccolo del Paese! Si tratta di un ex-capanno degli attrezzi nel quale non si riesce nemmeno ad entrare.
L'impiegato riceve i clienti allo sportellino che dà direttamente sull'esterno.
Semplicemente indimenticabile.

Salutata questa chicca, ci addentriamo nel parco percorrendo il Tamiami Trail (US 41),



lasciandoci alle spalle la civiltà e le downtown di Sarasota, Tampa e St Petersburg che sembrano lontane anni luce.
Qui tutto è pace e spazi sconfinati; il verde della piatta vegetazione si contende una striscia di spazio con lo sconfinato cielo azzurro.








Soltanto qua e là si incrociano dei Safari Park: parchi  nei quali si possono compatire, più che ammirare, alligatori in cattività...oppure ci si può addentrare nelle paludi delle Everglades a bordo di un airboat.







Lo so...non si fa!
La scrupolosa Lonely ci ha invitato a desistere, ma non abbiamo potuto sottrarci al richiamo dell'escursione su queste imbarcazioni dal fondo piatto, sospinte sulle acque paludose dalla propulsione di enormi eliche :-(
In effetti vedere le paludi da questa prospettiva è stato davvero bello; tuttavia la soluzione migliore sarebbe certamente affidarsi a mezzi di trasporto più ecocompatibili. 

Che vi devo dire?! 
Pagaiare il 4 di Agosto sarebbe stato davvero troppo per le mie flaccide membra e così ho ceduto all'infausto mezzo, con un pò di senso di colpa sul groppone.

Le riserve indiane che incontriamo, quelle sì hanno l'amaro sapore della civiltà che ha spazzato via tutto ciò che non era abbastanza moderno o confacente allo stile di vita americano: un'infilata di baracche dove i pronipoti dei fieri indiani d'America vivono di turismo.

A parte ciò, qui si respira l'odore della Old Florida: quelle della bancarelle kitsch, dell'aria salmastra e dei fritti (anche di alligatore...blea! Questo mi sono rifiutata di provarlo).
Ma già il nostro pensiero corre già alla prossima tappa: le isole Keys, estreme propaggine meridionale degli Stati Uniti d'America: ovvero dove il Nord-America cede volentieri il passo ai Caraibi.

Qualche link utile?

http://www.miami.com/traveling_the_tamiami_trail
http://www.roadsideamerica.com/story/14154
http://en.wikipedia.org/wiki/Lake_Okeechobee

Ed ecco l'Hotel nella cittadella di Homestead (ottima base di appoggio) dove abbiamo trascorso una notte, prima di ripartire per le Keys: http://www.floridianhotel.com/
Lo stile è quello dei classici motel americani da film: con la balconata su cui hanno affaccio le stanze. Non aspettatevi granchè, se non un posto economico e di comoda ubicazione, dove ricaricare le batterie per ripartire alla volta delle Keys!



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